Roma, 26 apr - "Oggi in Senato un momento molto importante, viene presentato l'ampliamento della 'Casa di Leo', un luogo di accoglienza e di ospitalità per i genitori e per i bambini lungodegenti ricoverati all'ospedale Papa Giovanni di Bergamo. Ovviamente famiglie e bambini che arrivano un po' da tutta Italia e anche dall'estero: in questo momento particolare, ad esempio, c'è una famiglia ucraina ospitata". Così a 9colonne Alessandra Gallone, vicepresidente di Forza Italia in Senato, a margine di un'iniziativa in Sala Nassirya a Palazzo Madama, in cui è stata illustrata l'attività e l'ampliamento della Casa di Leo: non solo un alloggio temporaneo, una residenza a cui appoggiarsi nel momento del ricovero del proprio figlio all’Ospedale Papa Giovanni XXIII, ma un luogo in cui ritrovare la forza e la tranquillità necessarie per affrontare l’esperienza della malattia e restituire al bambino serenità. Oggi, in Senato, per illustrare l'ampliamento della Casa (dieci nuove unità di accoglienza per i bambini in cura all'ospedale Giovanni XXIII e per le loro famiglie) Susanna Berlendis e Michele Morghen, rispettivamente mamma e papà di Leo. "Susanna e Michele sono i genitori di Leo. Leo è stato un bambino meraviglioso, l'angelo protettore di questa iniziativa bellissima e ha fatto lui stesso un'esperienza fuori Italia quando era malato" spiega Gallone. La Casa di Leo, un progetto di Eos aps, è ispirata infatti all’esperienza di Leonardo Morghen e della sua famiglia, oggi attiva nel Comitato direttivo dell’Associazione. Leo è nato nel 2005 con una malattia rara tuttora sconosciuta che lo ha costretto, con i genitori e il fratello, a dover affrontare lunghi e frequenti viaggi prima in Italia, poi in Europa e, infine, negli Stati Uniti, a Columbus in Ohio, per essere seguito quotidianamente dai medici del Nationwide Children’s Hospital. La malattia rara e sconosciuta di Leo, il senso di incertezza e il bisogno di speranza, le difficoltà del quotidiano e la necessità di far fronte alle spese collegate alle lunghe e frequenti ospedalizzazioni lontano dalla propria casa, hanno indotto un gruppo coeso di persone a unirsi nell’intento di aiutare concretamente Leo e la sua famiglia. "È una grandissima emozione, perché stiamo raggiungendo un grande sogno, quello di ampliare la casa di Leo e di aiutare ancora più famiglie che hanno bisogno - afferma Michele Morghen - Lo scopo non è tanto quello di ricordare Leo ma quello di ricordare la filosofia con cui lui ha affrontato la malattia, che è la cosa più importante. Oggi siamo qui simbolicamente con tutti i 140 volontari della Casa di Leo. Siamo un'associazione molto unita". (PO / Roc) ////
(© 9Colonne - citare la fonte)
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